Safe harbour (§ 230 CDA) e Zeran c. American OnLine: saggi sulla responsabilità dei provider

Due noti esperti del diritto di internet e delle piattaforme (Eric Goldman e Jeff Kosseff) hanno curato una raccolta di saggi sul celeberrimo caso Zeran v. America Online del 1997, da poco uscita.

Questo caso fu la prima applicazione del safe harbour,  istituito l’anno prima costituito dal  § 230 del Communications Decency Act (vedi la relativa voce in Wikipedia).

Questa decisione <<was the first appellate ruling to interpret 47 U.S.C. § 230 (Section 230), which had passed just the prior year. As we now known, Section 230 has become one of the most important laws about technology ever passed by Congress; and much of that influence is directly attributable to the Zeran opinion’s broad interpretation of Section 230. Together, the 1996 Section 230 law, plus the 1997 Zeran ruling, sparked the Web 2.0 revolution and the ascendance of user-generated content services that dominate the modern Internet.    This makes Zeran case one of the most significant Internet Law rulings of all time>> (dalla prefazione dei due curatori).

La raccolta è scaricabile da ssrn.com .

Ringraziamo i due editors e gli autori ivi presenti per la messa a disposizione dei saggi sull’importante tema.

Altro rigetto di domanda risarcitoria contro Twitter basata su asseritamente illegittima sospensione dell’account

La Corte del Maryland rigetta domanda risarcitoria contro Twitter (poi: T.) basata sull’asseritamente illegittima sospensione dell’account.

Si tratta di US District Court for the District of Maryland, Jones v. Twitter, Civil No. RDB-20-1963, 23.10.2020.

T. aveva sospeso l’account per hateful conduct e precisamente per un tweet  relativo al comico – presentatore Trevor Noah.

Il Tweet <<allegedly “contains a nine or ten word sentence in addition to the two account names.”>>  ma l’attore non lo riportava per esteso , <<recognizing “the decorum of the Court and the deep sensitivity that these public persons and public entities now represent”>> (si difendeva in proprio … ).

J. presentava molte causae petendi ma qui ricorderò solo quella concernente il safe harbour di cui al § 230 CDA.

Il giudice la liquida in fretta, dicendo che ricorrono tutti gli estremi per la sua applicazione  (v. sub I. Counts 1-7, 9-11, and 15 are barred by the Communications Decency Act, 47 U.S.C. § 230(c)(1)).           E pertanto rigetta la relativa domanda.

Non ci sono affermazioni degne di nota, trattandosi di una piana applicazione della normativa.

Ricordo solo che cita l’importante precedente Zeran v. Am. Online, Inc. del  1997 e che l’attore all’evidenza con la domanda giudiziale cercacava “to hold Twitter liable as a publisher of third-party content, as Plaintiff’s entire Complaint  relates to Twitter’s decision not to publish Plaintiff’s content“..