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Lorenzo Albertini

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    Safe harbour § 230 CDA e falsi account Youtube

    Una società gestrice di criptovaluta, chiamata XRP, cita Youtube (poi: Y.) per aver permesso che restasse a lungo on line un falso account a nome della società stessa, con cui era stata attuata una frode tramite invito a versare denaro (anzi , quel criptodenaro) promettendo dei compensi , naturalmente poi mai arrivati.

    La società è Ripple Labs che agisce assieme al suo CEO , Bradley Galinghouse (assieme: R.).

    La sentenza è US Distr. Court NORTHERN DISTRICT OF CALIFORNIA-San Francisco Division, 20.11.2020, Ripple Labs e altri c. Youtube, Case No. 20-cv-02747-LB .

    La causa petendi è triplice: i) concorso in violazione di marchio, ii) indebita appropriazione dell’identità del CEO e quindi violazione del suo right of publicity, iii)  concorrenza sleale.

    Per Y. la domanda va rigettata sia perchè l’attore non ha provato l’elemento soggettivo secondo il Lanham Act (legge marchi) sia per il safe harbour ex § 230 CDA.

    I fatti stanno alle pagg. 2-4. In breve, Y. omise per circa (o poco oltre) due mesi di prendere provvedimenti (chiusura account) , nonostante molti avvisi e diffide (p. 6).

    Due mesi è però periodo troppo breve , dice la Corte, rispetto ai precedenti giurisporudenziali (p. 7 in calce) : cita abbondantemente il caso Spy Phone Labs LLC v. Google Inc del 2016.

    Circa la domanda sub i ), la corte dice che il mero ritardo non  vale concorso nella violazione, p. 7. Inoltre, non avendo sufficentemente distinto l’azione sub 1 da quella sub 2, non si può stimare lo stato soggettivo di Y. (p. 7).

    Nemmeno viene accolta la domanda di violazione dell’obbligo di impedire la lesione. Infatti Y. non è un marketplace, che ha il dovere di controllare i suoi venditori, per cui tale dovere non essite, p. 8-10. Il punto è importante e meriterebbe di essere approfondito .

    Da ultimo, il safeharbour ex § 230 CDA va concesso: non regge il paragone con Facebook a cui fu negato in Fraley v. Facebook, Inc. del 2011 (p. 11).

    A ciò nn vi osta che Y. avesse concesso al frodatore l’ambito bollino VERIFICATION BADGE (bollino di autenticità per gli account su Y.) , visto che  <<the badge did not materially contribute to the content’s illegality here>>, p. 11.

    (notizia della sentenza presa dal blog di Eric Goldman)

    Scritto il 28 Novembre 202028 Novembre 2020Autore lorenzo.albertiniCategorie § 512 Digital Millenium Copyright Act, Esimente del safe harbour ex artt. 14-16 d. lgs. 70-2003 + § 230 CDA + § 512 DMCATag § 230 communication decency act, contributory infringement di Youtube, corresponsabilità di Youtube, criptovaluta, falso account Youtube, violazione di marchio

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